Quando i computer occupavano una stanza intera: la storia dei primi calcolatori

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Dalle sale macchine ai dispositivi tascabili: un viaggio affascinante nella storia dell’informatica


Eniac, il computer grande quanto una stanza
Eniac – Ballistic Research Laboratory (Philadelphia) – Credits Wikipedia

Oggi siamo abituati a portare in tasca dispositivi potenti più di qualsiasi computer del passato.
Smartphone, tablet e notebook sono diventati strumenti quotidiani, indispensabili per lavoro, studio
e intrattenimento. Ma non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui un computer era grande quanto
una stanza intera, consumava enormi quantità di energia e richiedeva un team di tecnici solo per essere acceso.

In questo articolo ripercorriamo la storia dei primi calcolatori, quando la tecnologia era imponente,
rumorosa e sorprendentemente affascinante: un viaggio nel passato che racconta le origini dell’era digitale.


I primi computer: macchine gigantesche e complesse


Sezione posteriore ENIAC - Credits Wikipedia
ENIAC, sezione posteriore – Credits Wikipedia

I primi computer nascono tra gli anni ’40 e ’50, in pieno contesto bellico e scientifico.
Il loro scopo principale era quello di eseguire calcoli matematici complessi in tempi molto
più rapidi rispetto all’uomo.

Uno degli esempi più celebri è l’ENIAC (Electronic Numerical Integrator and Computer), considerato
il primo computer elettronico programmabile della storia. Questo colosso pesava oltre 30 tonnellate,
occupava circa 170 metri quadrati e conteneva più di 18.000 valvole termoioniche. Per funzionare
consumava una quantità di energia tale da far abbassare le luci di un intero edificio.

A differenza dei computer moderni, l’ENIAC non aveva un’interfaccia grafica. La programmazione
avveniva attraverso cavi, interruttori e pannelli fisici, rendendo ogni operazione un processo
lento e laborioso

Le valvole termoioniche: il cuore dei primi calcolatori


Valvola termoionica utilizzata nei primi computer
Valvola termoionica utilizzata nei primi computer, Credits: Wikipedia

Il funzionamento dei primi computer si basava sulle valvole termoioniche, componenti elettronici
che regolavano il flusso di corrente. Erano però:

  • ingombranti
  • molto calde
  • soggette a frequenti guasti

Bastava che una sola valvola si bruciasse per bloccare l’intero sistema. Questo rendeva la
manutenzione continua e complessa, ma rappresentava comunque un enorme passo avanti rispetto
ai calcoli manuali.

Per cosa venivano utilizzati i primi computer?

I primi calcolatori non erano destinati al pubblico, ma esclusivamente a governi, università
e grandi istituzioni. Venivano utilizzati per:

  • calcoli balistici e militari
  • previsioni meteorologiche
  • ricerca scientifica
  • crittografia
  • simulazioni nucleari

Erano strumenti strategici, fondamentali per la supremazia tecnologica delle grandi potenze.


L’evoluzione: dai transistor ai microprocessori

La vera rivoluzione arriva negli anni ’60 con l’introduzione dei transistor, che sostituiscono
progressivamente le valvole. Più piccoli, affidabili ed efficienti, permettono la nascita di
computer meno ingombranti e più accessibili.

Negli anni ’70, con l’avvento dei microprocessori, inizia la miniaturizzazione: nascono i primi
personal computer, aprendo la strada alla diffusione dell’informatica nelle aziende e
successivamente nelle case.

Da enormi stanze piene di armadi metallici si passa a scrivanie e poi, nel giro di pochi decenni,
a dispositivi grandi quanto un palmo di mano.

Quando la tecnologia era un’esperienza fisica

Visitare una sala computer negli anni ’50 significava entrare in ambienti:

  • pieni di cavi
  • dominati dal rumore delle ventole
  • con luci intermittenti
  • con temperature elevate

Il computer non era solo una macchina, ma una presenza fisica imponente, quasi intimidatoria,
che trasmetteva il senso di progresso e di futuro.

Un ponte con il presente: il museo iMuC di Messina

La storia dei grandi calcolatori non vive solo nei libri, ma anche in realtà concrete come
iMuC – Messina Retro Computing Museum, il museo del retrocomputer situato
presso BNO Informatica – Vendita, riparazione in Via Garibaldi 80 a Messina.

All’interno di iMuC è possibile ammirare e toccare con mano computer storici, console vintage,
periferiche d’epoca e sistemi che hanno segnato l’evoluzione dell’informatica, dagli anni ’70
ai primi anni 2000. Il museo rappresenta un vero e proprio viaggio nel tempo per appassionati,
studenti e curiosi, offrendo un’esperienza immersiva che permette di comprendere quanto fosse
diversa – e affascinante – la tecnologia delle origini.

Fare riferimento a iMuC significa valorizzare il territorio e collegare la memoria storica
dell’informatica a una realtà locale che promuove cultura tecnologica, divulgazione e passione
per il retrocomputing.

Vuoi visitare il museo iMuC?
Puoi farlo presso BNO Informatica, in Via Garibaldi 80 a Messina. Una tappa imperdibile per chi ama la storia dei computer e dei videogiochi.


Vedi il sito 

 

Dai colossi del passato ai PC di oggi

Oggi anche un normale computer da ufficio ha una potenza migliaia di volte superiore a quella
dei primi calcolatori. Eppure, senza quei giganteschi pionieri, il mondo digitale che conosciamo
non esisterebbe.

Ripercorrere la storia dei primi computer significa capire quanto la tecnologia abbia rivoluzionato
la nostra vita e quanto rapidamente si sia evoluta in pochi decenni.

 

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